Le tormentate sorelle Lisbon

«Si muoveva senza alzare lo sguardo dal pavimento, immersa in una dimensione di oblio tutta sua, gli occhi color girasole fissi su ciò che le amareggiava la vita, ciò che non avremmo mai compreso.»

Jeffrey Eugenides
Le vergini suicide
Mondadori, 2019
Traduzione di Cristina Stella

Romanzo d’esordio del premio Pulitzer Jeffrey Eugenides, Le vergini suicide racconta la storia di un’ossessione amorosa in cui si mescolano memoria e nostalgia, eros e thanatos. Oggetto di quest’ossessione sono le cinque sorelle Lisbon, eternate nella loro bellezza adolescenziale, che nel giro di un anno si sono tutte tolte la vita. A raccontarla è un narratore “collettivo” – che rimembra il coro delle tragedie greche – composto da un gruppo di ragazzi che a distanza di vent’anni tenta ancora di penetrarne il mistero attraverso ricordi, indizi, fotografie, oggetti… reperti di un feticismo che non si è mai estinto. Erano cresciuti insieme, nello stesso quartiere dei sobborghi di Detroit, incantati e intimoriti da quelle cinque fanciulle che simboleggiavano un unico oggetto del desiderio, essenza di una femminilità arcana. Ora, da adulti, se ne sentono i custodi, consapevoli che la loro vita sarà sempre segnata dall’impronta di un dramma inspiegabile che ha sconvolto la loro adolescenza.

Eugenides affronta con franchezza e garbo un tema delicato: il suicidio giovanile. E lo fa costruendo una storia tenera e bizzarra. Il lettore sa fin dall’incipit come andrà a finire il racconto, eppure attende, in un crescendo di tensione, il sopraggiungere di quel finale annunciato. Come il narratore, anche il lettore è curioso di scostare le cortine di casa Lisbon per carpirne i segreti, nel vano tentativo di avvistare il demone che rode l’anima delle sue cinque giovani abitanti. L’autore indugia nei dettagli, compie digressioni, il ché rallenta la lettura, ma ammalia e coinvolge attraverso l’uso sapiente di un linguaggio unico, ricco di metafore e lirismo.

Malinconico. Destabilizzante. Indimenticabile.

Valeria Auricchio

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