I romantici pirati di Daphne du Maurier

«Capita di quando in quando che un uomo trovi una donna che corrisponde ai suoi sogni inquieti, e che tutti e due si capiscano a vicenda, dalle loro allegrie ai loro più cupi sconforti.»

Daphne du Maurier
La baia del Francese
Beat, 2018
Traduzione di Andrea Damiano

Inghilterra, XVII secolo. Lady Dona St. Columb è una donna giovane e irrequieta che nutre dentro di sé il desiderio di ribellarsi alle futili attività dell’alta società a cui appartiene, a un marito babbeo e indolente che non la comprende e a un ruolo, quello di moglie e madre, che sente inadeguato. Obbedendo all’impulso della fuga da una quotidianità divenuta insopportabile, Dona si rifugia insieme ai suoi due figli nel maniero di Navron, vicino ad Helford, fra boschi solitari e baie segrete, sulle coste della Cornovaglia. Nella tenuta è rimasto un solo domestico, William, un omino dall’aria imperscrutabile ma che si rivela fin da subito un servitore efficiente e irreprensibile.

Dona viene prontamente informata che quelle terre sono afflitte da una piaga: il “Francese”, un pirata bretone inafferrabile; la sua nave, la Mouette, è imprendibile. Il pirata, aiutato dal suo equipaggio, scivola nei porti di notte, scende a terra silenziosamente, si impadronisce della mercanzia e fugge via con la marea dell’alba, seminando il malcontento tra la nobiltà locale.

Un giorno, durante una passeggiata nel bosco, Dona si spinge fino al punto in cui il fiume incontra il mare e lì scorge un’imbarcazione nascosta in una baia: è la nave del Francese. Proprio mentre sta per voltarsi e scappare, qualcuno dietro di lei le getta un mantello sul capo e la trascina sulla nave, al cospetto del suo famigerato capitano. Quando Dona e il Francese si trovano l’una difronte all’altro, l’attrazione tra i due è fulminea…

Daphne du Maurier, scrittrice celebre per capolavori come Rebecca, la prima moglie, conferma il suo estro narrativo in questo romanzo d’amore e d’avventura, ricco di suspense e colpi di scena. I dialoghi sono a mio parere l’elemento più godibile di questo racconto: brillanti, serrati, arguti. Le descrizioni della Cornovaglia – terra cara alla du Maurier, scenario di quasi tutti i suoi romanzi – e della vita a bordo di un veliero sono affascinanti e appassionate. Incisivi i personaggi, tra cui spiccano i due protagonisti: Dona e il Francese sono anime affini, predestinate; condividono lo stesso sprezzo del pericolo, delle regole, delle convenzioni; sono entrambi ardenti di passione e affamati di libertà.

«Era parte di lui, entrambi si appartenevano; entrambi vaganti, fuggitivi, creati con lo stesso stampo.»

Il Francese è un pirata e un signore – come canta il vecchio adagio! – fascinoso e scaltro, spassoso nel farsi beffe delle sue vittime predilette ovvero gli sciocchi e arroganti nobilotti che tentano di acciuffarlo per giustiziarlo senza pietà; il suo spirito selvaggio lo ha spinto ad abbandonare un’esistenza tranquilla e agiata per la pericolosa attività di bucaniere.

«Secondo lui quelli che conducono una vita normale in questo nostro mondo finiscono per essere schiavi delle abitudini, e costretti secondo regole che uccidono ogni iniziativa e spontaneità. Un uomo diventa un ingranaggio del sistema. Invece un pirata è di per sé un ribelle, un fuorilegge; e perciò fugge da questo mondo, libero da legami e da principi stabiliti dall’uomo.»

Dona, dal canto suo, è una donna sagace e temeraria, adorabile nel mettere in ridicolo gli uomini convinti della propria superiorità di genere. È determinata a scappare da una Londra caotica e da una vita frivola per approdare a una versione migliore di sé.

«Quell’altra se stessa sapeva bene che la vita non doveva necessariamente essere amara, né vana, né circoscritta, bensì poteva essere libera e senza confini, poteva significare sofferenza, amore, rischio, dolcezza, e molte altre cose ancora.»

Tra i boschi e le acque della Cornovaglia, Dona vivrà l’estate della sua rinascita, incontrerà il grande amore, proverà il brivido dell’avventura e permetterà alla sua vera essenza di emergere senza costrizioni. La vita, però, la chiamerà a compiere una scelta per cui dovrà usare cuore, ragione e istinto…

«“Tutto questo” rifletté “è meramente passeggero, è un frammento di tempo che non tornerà mai più. Ieri già appartiene a un passato che non è più nostro; e l’ignoto domani può esserci ostile. La nostra giornata, il nostro momento, è questo – nostri sono il sole, il vento, il mare […] Oggi è giornata da tener viva e cara in perpetuo nel ricordo, perché in essa noi avremmo vissuto e amato, e in questo nostro mondo che abbiamo creato, e nel quale siamo evasi, null’altro conta.”»

Finale melanconico per una lettura mozzafiato.

Valeria Auricchio

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