
«Come aveva potuto varcare la soglia di quell’inferno e cantare alla luna, lei lupa gentile tra i latrati dei cani coperti di rogna e delle puttane sporche e malate di tutto, come?»
Antonella Prenner
Il canto di Messalina
Rizzoli, 2022
Moglie dell’imperatore Claudio, Valeria Messalina è passata alla storia come una delle donne più desiderate e lascive dell’antica Roma. Costretta a sposare giovanissima Claudio – di trentacinque anni più vecchio di lei, storpio e balbuziente – dopo la morte di Caligola, salì al trono al fianco del marito, col quale ebbe due figli, Ottavia e Britannico.
La fama del suo insaziabile appetito sessuale la precede: di lei si dice che avesse innumerevoli amanti, che facesse uccidere coloro non le si concedevano, che si prostituisse nottetempo nei postriboli della Suburra sotto il falso nome di Licisca e che addirittura avesse sfidato la più famosa meretrice dell’epoca in una gara a chi riuscisse ad avere più amplessi in un giorno. È probabile che queste siano solo dicerie volte a infamarne la memoria, divulgate dagli storici avversi alla dinastia Giulio-Claudia (di cui Messalina faceva parte). Quel che è certo è che fu assassinata a soli vent’otto anni nei giardini di Lucullo, su ordine del marito, per aver contratto matrimonio con il bellissimo Gaio Silio – giovane dalla brillante carriera politica – al fine di ordire una congiura ai danni dell’imperatore consorte. Gaio Silio fu forse l’unico uomo che ella avesse veramente amato. Forse.
Fedele a quanto riportato dalla storiografia, Antonella Prenner, docente universitaria di Letteratura latina, narra la vita della trasgressiva e spietata imperatrice nel suo romanzo Il canto di Messalina. Mantenendo un perfetto equilibrio tra immaginazione e realtà storica, l’autrice ripercorre l’esistenza di Messalina che da fanciulla con sogni e inquietudini diventa un’imperatrice crudele e dissoluta: l’infanzia e il matrimonio, l’ascesa al potere e gli intrighi, gli amanti e le perversioni; un’oscillazione continua tra il desiderio di rivalsa su una vita di costrizioni e la follia scaturita dalla disperazione che una tale vita inevitabilmente provoca.
Frutto di una penna lirica e seducente, nonché di una profonda conoscenza delle fonti, quest’opera è anche un pretesto per raccontare uno dei periodi più significativi dell’Impero romano. Un testo avvincente dall’epilogo commovente.
Dalle pagine di questo libro si leva forte il canto – o meglio, il grido feroce – di Messalina, lupa ferita di una Roma splendida e terribile.